mercoledì 23 marzo 2016

Piano Regolatore approvato nonostante le pesanti critiche, dimostrazione di una concezione “proprietaria” del Comune da parte del CentroSinistra

La stucchevole retorica dello “stop al cemento” del CentroSinistra fa a pugni con la realtà dei fatti: Pordenone è stata cementificata in ogni spazio disponibile e circondata da uno sviluppo commerciale disordinato ed esagerato. Ergersi a paladini della tutela urbanistica, dopo aver tenuto una condotta esattamente contraria per ragioni di cassa (oneri di urbanizzazione e tributi locali sugli immobili) ha il netto sapore della mossa propagandistica.
Propaganda che nulla dovrebbe centrare con l’approvazione del più importante strumento tecnico del Comune: il Piano Regolatore. Uno strumento che serve a tracciare lo sviluppo di una città per i prossimi trent’anni e che per la sua cruciale valenza strategica dovrebbe essere quanto più condiviso possibile.
Ora, il Piano non è piaciuto praticamente a nessuno, è stato oggetto di critiche pesanti da professionisti, tecnici, associazioni di categoria e cittadini. Nonostante questo,  viene approvato a due mesi dal voto da un Sindaco che neppure si ricandida e da consiglieri comunali che sostengono di essere in discontinuità con l’attuale Amministrazione. Una babele politica che, per ragioni oscure, ha vincolato la città ad un disegno di un’Amministrazione in scadenza e con un sindaco sostanzialmente dimissionario.
Non sarebbe stato molto più corretto e trasparente, invece, lasciare alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio (qualunque sarà la maggioranza che uscirà dalle urne) il compito di rivedere aspetti tecnici e addirittura di legittimità che minano il documento forzatamente approvato ieri?
Che urgenza c’era di chiudere la partita adesso, con una fretta che non può che far pensare male?
E’, quantomeno, la dimostrazione di una concezione “proprietaria” del Comune,  di un atteggiamento sintetizzato dalla Giust con la frase “Pordenone resterà nostra”, di un’ incrostazione di potere stratificatosi in 15 anni di ciclo politico di centrosinistra,  che non permette di capire che lo sviluppo di una città e la qualità urbanistica – scelte che incidono sulla vita di tutti- non possono essere frutto di autoritarismi politici ma di condivisioni reali e concrete.

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