martedì 15 settembre 2009

IMMIGRATI, LE REGOLE DELLA PROVINCIA

Chi viene qui deve imparare le nostre regole e accettare la nostra cultura. Dunque si alla solidarietà, ma nel rispetto della nostra identità.

Ispirandoci a questi principi, abbiamo approvato un nuovo piano provinciale
che rompe con l'assistenzialismo della sinistra e concilia la solidarietà con la tutela della nostra identità e della nostra cultura. Finanzieremo sportelli per immigrati con personale formato da noi che dovrà applicare queste regole. Favoriremo anche il rientro in patria degli stranieri e l'inserimento in lavori di pubblica utilità. Se volete saperne di più potete leggere il comunicato diffuso dall'ufficio stampa:


LINEE GUIDA - “Stop all'idea di mediare tra la cultura dell'immigrato e la nostra. Dobbiamo invece facilitare l'integrazione degli stranieri nella nostra cultura e nelle nostre regole”. E' questo il principio cardine – illustrato dal presidente della provincia Alessandro Ciriani e dall'assessore all'immigrazione e identità Eligio Grizzo- che ispira le “Linee guida per un'integrazione responsabile degli immigrati regolari”, recentemente approvate dalla Giunta provinciale. “Abbiamo approntato un sistema di integrazione intelligente fondato sulla legalità e sull'assunzione di responsabilità da parte dell'immigrato -commenta Ciriani. Il nostro modello concilia la solidarietà con la tutela dell'identità dei cittadini della nostra provincia, giustamente orgogliosi delle proprie radici, della propria storia e dei propri valori. Le istituzioni devono difendere anche questo patrimonio”. Secondo Grizzo, “il piano provinciale rivoluziona l'impostazione della sinistra e della precedente Giunta regionale fondata sulla mediazione culturale. Secondo noi, invece, chi viene qui deve imparare la nostra lingua, accettare le nostre regole e il nostro stile di vita. E' questo il tipo di integrazione da facilitare”.

SPORTELLI - Per raggiungere concretamente questi obiettivi, il documento della Provincia fissa alcuni interventi che verranno a breve attivati. Anzitutto la creazione di cinque sportelli (in altrettanti ambiti distrettuali) per facilitare l'integrazione rispettando rigorosamente i principi dalle linee guida. Gli operatori di ciascun sportello saranno due: uno psicologo con compiti di accoglienza e progettazione degli interventi di inserimento; un facilitatore che sostituirà i mediatori culturali e realizzerà gli interventi di integrazione responsabile progettati dallo psicologo. Il personale dipenderà direttamente dalla Provincia e i facilitatori saranno immigrati di seconda generazione, in grado quindi di stabilire un contatto reale con lo straniero. L'Amministrazione provinciale, inoltre, curerà direttamente la formazione degli operatori attraverso un apposito corso e verrà costituito un vero e proprio nucleo di controllo che monitorerà i risultati raggiunti.

RIENTRI IN PATRIA – La Provincia favorirà il rientro di chi, nonostante usufruisca dei programmi di inserimento, non si trova a proprio agio nel contesto italiano e vuole spontaneamente rientrare in patria. Ma verrà promosso anche il reinserimento lavorativo nei paesi d'origine, avviando collaborazioni con i consolati e le imprese e attingendo ai Fondi regionali di cooperazione decentrata.

EMERGENZE E PUBBLICA UTILITA' – Riceveranno sostegno anche i progetti che intervengono su situazioni di particolare emergenza riguardanti minori, donne, anziani e disabili. I progetti, redatti dagli Ambiti Distrettuali, dai comuni o dalle associazioni no profit, dovranno riguardare esclusivamente il l'aiuto a minori in reale difficoltà sociale, fisica e psicologica, oppure dovranno interessare donne in difficoltà con minori a carico. Sono inoltre previsti interventi, in fase di programmazione, per impiegare gli immigrati in cassa integrazione o disoccupati in lavori di pubblica utilità nei comuni montani e pedemontani.

1 commento:

svensk ha detto...

Sono nato all'estero in Svezia in un paese civile con tanto di regole nei confronti degli immigrati. Per integrarli nella società erano da allora obbligati ad impararsi la lingua, insegnargli che esistono delle regole da conoscere e applicare. Questo già 30 anni fà. Adesso siamo nel 2009 e finalmente si parla di regole nei loro confronti. Basta con il buonismo che porta a farci solo male. Ad aumentare l'intolleranza e formentare l'odio. Come qualche gruppo vuole portare avanti. Noi siamo una società civile. Avendo lavorato presso l'ufficio immigrati ho potuto vedere le schede di ogni immigrato. Chi era, la famiglia, quali opinioni politche, se era schedato, quale aassociazione frequentava. Questo permetteva all' ufficio di avere sotto controllo la situazione. Sono contento che il Presidente parla di regole. Non siamo noi che dobbiamo adatarci a loro ma loro a noi.