sabato 12 novembre 2011

Pdl, è tempo di voltare pagina

Intervista a Alessandro Ciriani



Presidente, in luglio aveva preconizzato la fine di Berlusconi, beccandosi le reprimende dei maggiorenti locali pdl...
Constatavo semplicemente due cose: la generale disaffezione dei cittadini verso la politica - disaffezione che colpisce di più chi Governa - e lo scollamento tra il Palazzo e la piazza. Il mio era un monito, a cui successivamente si sono aggiunti diversi esponenti nazionali e locali del Pdl, per prepararsi al dopo Berlusconi. Avevo visto giusto visto che oggi è un argomento di stretta attualità.


Sta creando una corrente all'interno del partito?
Sono solo il portavoce di una sensibilità diffusa, ma sono anche il primo sostenitore di un congresso unitario poiché siamo tutti nella stessa barca.


E Tubaro?
E' stato un bravo coordinatore di un epoca politica completamente finita. Oggi non è piu tempo di una politica burocratica, bisogna voltare pagina. Io ho lanciato alcune proposte sulle quali si può raggiungere l'unità. Del resto, come ho già detto altre volte, l'unità non è unanimismo e non la si costruisce imponendo diktat e nomi, senza lasciar spazio ad alternative.


Tubaro preferisce Monti alle elezioni. E lei?
Io no. Questo è un golpe dell'alta finanza. Così il popolo non conta più nulla ma contano solo i poteri speculativi. Quindi elezioni subito. E ciò non significa, come sostiene Tubaro, anteporre gli interessi del partito, ma quelli del popolo, che è una cosa completamente differente. Io non governerei mai con la sinistra e con i poteri forti amici della speculazione.


Non c'è il rischio che, vista l'aria, i congressi possano saltare?
Sarebbe una sciagura. Proprio nei momenti di difficoltà i partiti devono riunirsi e tracciare le linee da seguire. In ogni caso mi auguro prevalga il buon senso e non la guerra delle tessere, che sarebbe mortificante.


Lei ha proposto un candidato giovane e senza cariche istituzionali. Ha qualche nome?
Avevo disegnato un identikit ideale, ma mi accontenterei se il candidato avesse anche solo alcune di queste caratteristiche. I nomi in grado di unire il partito ci sono, ma dev'essere un'unità nel segno del rinnovamento e non al ribasso tanto per arrivare a un compromesso. Credo anche che chi non ha contatto con il popolo e ha da troppi anni cariche all'interno del partito deve essere sostituito. Basta con le figure autoreferenziali, ci sono tante energie fresche, giovani e meno giovani all'interno del partito che non hanno avuto spazio e che ora possono dare il loro contributo. Non abbiamo bisogno di yuppies, ma di gente che ha voglia di fare.


Le fibrillazioni nazionali del Pdl cambieranno gli equilibri in vista del congresso provinciale?
Spero di no, perchè tutti siamo consapevoli che occorre difendere il partito. Anzi, dobbiamo essere meno legati ai problemi e alle vicende romane e più al nostro territorio, puntando alla creazione di un Pdl regionale, uniti attorno a Tondo, forti dell'ottima esperienza dei nostri amministratori locali e della Regione. Occorre si un partito coeso, ma con una struttura organizzativa nuova e in grado di lanciare temi nuovi che abbiano presa sui cittadini. L'aver sollevato tali questioni mi è costato un nubifragio di critiche da parte della nomenklatura, ma anche tanto consenso da parte dei cittadini che mi stringono la mano e mi incoraggiano ad andare avanti.


Allora andiamo avanti. Che Pdl vorrebbe?
Vorrei un partito militante con che riscopra il gusto di ritrovarsi nelle sedi, ma anche più organizzato nel trasmettere all'esterno i propri messaggi, le attività e i risultati raggiunti sul territorio. Un partito che si occupi meno della politica politicante e più dei problemi della gente, che consideri gli iscritti un valore fondamentale, li convochi regolarmente e li tenga informati. E poi, un partito che fa a meno delle varie Minetti o di figure poco limpide.


Continui, continui...
Non possiamo limitarci a essere il partito “del fare”, perchè non ci sarebbe distinzione dal Pd. Bisogna invece avere forti riferimenti valoriali da trasformare in azioni concrete. A tale proposito sono stato uno dei pochi a insistere sulla necessità di una politica culturale seria, perchè solo la cultura ci difende da tecnocrazia, globalizzazione e fenomeni degenerativi che minano la politica.


Proprio sulla cultura lei ha acceso un vasto dibattito locale. “Tutti siano legittimati a fare cultura”, è stato il suo appello condiviso dal sindaco Pedrotti. E anche dai rappresentanti del centrodestra?
Al riguardo nel centrodestra c'è ancora tanta strada da fare. Qualcuno ne fa solo una questione di costi e sovrapposizione tra iniziative, in gioco c'è invece la libertà di pensiero e di espressione e la pari dignità, indipendentemente dai percorsi politici personali. Stop alle discriminazioni culturali. Qualche esponente del Pdl dovrebbe capirlo.


La Provincia da lei guidata punta molto su lavoro e sociale. Seguirà ancora questa linea?
Si. Dobbiamo aiutare le imprese a creare ricchezza per poi distribuirla. Accanto a ciò bisogna creare una forte rete di protezione sociale per chi, per sua sfortuna e non per sua volontà, è colpito dalla crisi o è comunque in situazione di difficoltà. Questa è la linea di una destra moderna, non certo quella di andare a braccetto con speculatori e poteri forti. Non solo. Dobbiamo ricomprarci il debito italiano sottraendolo alle centrali speculative che giocano sulla pelle degli italiani.



E come fare?
Si sono moltiplicati gli appelli e alcuni imprenditori si sono mossi in questa direzione. Anche noi faremo la nostra parte: i pronti contro termine della Provincia verranno dirottati sui titoli di stato italiani. Diamo un segnale, riscopriamo il nostro orgoglio!


Le propongo un accostamento: Alessandro Ciriani come Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze rottamatore del Pd nazionale, lei del Pdl locale...
Io non voglio rottamare il Pdl ma valorizzarlo, è questa la differenza. Se fossi stato alla Camera avrei votato a favore del Governo perchè non ho paura di criticare il capo, ma sto con lui fino alla fine. Altri lo adulano e poi lo abbandonano nel momento clou.



A cura di Alberto Parigi

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